martedì 17 novembre 2015

Intervista a Eiichiro Oda: Un tuffo nel passato

martedì 17 novembre 2015
Salve ragazzi! :D
Ricorderete che un po' di tempo fa vi avevamo portato delle succose anticipazioni dal DVD Jump Ryu, con tante belle foto dello studio di Oda, no?
Ebbene, eccoci qua con una lunga e interessantissima intervista al nostro caro Odacchi estratta dallo stesso DVD, in cui ripercorre i suoi primi passi come mangaka.

Con una ferma determinazione, imbocca la strada dei manga!

Oda-sensei amava disegnare fin da quando era molto piccolo, per via dell'influenza di suo padre che a sua volta disegnava nel tempo libero. La storia di come abbia deciso di intraprendere la sua carriera è molto nota. All'età di quattro anni venne a sapere che esisteva un lavoro che permetteva di vivere semplicemente disegnando: il mangaka. Da quel momento si ripromise di lavorare duro per diventare uno di loro.

Una volta diventato studente delle scuole medie, inizio a disegnare seriamente manga, arrivando a partecipare al Weekly Shōnen Jump Tekuza Award, all'età di 17 anni. Il suo primo lavoro, "WANTED!", gli valse il secondo posto; l'anno successivo il 104° Hop Step Award con il suo "Il viaggio notturno del demone" [titolo originale "Ikki Yako", ndt.].

In alto a destra, "Il viaggio notturno del demone".

Una volta conclusa la sua storia autoconclusiva intitolata "Il regalo dal futuro piovuto dal cielo" [titolo originale "Kami Kara Mirai no Present", ndt.], si trasferì a Tokyo ed impiegò i tre anni successivi affinando le sue abilità, affiancato dal suo editor del Weekly Shōnen Jump, Kaoru Kojima.

"All'inizio, appena dopo essermi trasferito a Tokyo, pensavo che sarei diventato subito famoso, visto che avevo già vinto un premio. E invece nessuno storyboard [
rappresentazione grafica, sotto forma di sequenze disegnate in ordine cronologico, delle inquadrature di un fumetto, ndt.] che presentavo veniva accettato. Ero un giovane ingenuo, avevo sottovalutato la difficoltà di disegnare un manga. [ride] Al tempo credevo che, come nei film, una storia interessante fosse tutto ciò che serviva, lo si nota riguardando gli storyboard delle mie storie autoconclusive.

Ma gli editors volevano che ci fossero anche personaggi interessanti, che facessero colpo sul pubblico e fossero i pilastri della mia storia, che crescessero con questa. Ma credo ci fosse una grossa differenza di vedute, ogni volta mi recavo in redazione e consegnavo nuovi storyboard, ma la maggior parte di questi non veniva approvata. Eppure continuavo a credere di essere nel giusto, ed anche se il mio editor mi diceva dove sbagliavo non riuscivo semplicemente ad accettarlo e mettermi a modificare uno storyboard a cui avevo dedicato tanto duro lavoro."


Gli incontri con il suo editor erano quindi una sorta di battaglia?!

Al tempo, gli incontri tra Oda-sensei ed il suo editor Kujima, che già allora era uno dei membri più di peso della redazione, finivano sempre in accese discussioni. Così ne parla Kujima:

"Le persone che ci stavano intorno avranno pensato che stessimo combattendo. [ride] Quando gli facevo notare che c'erano alcune cose da cambiare, lui poi tornava con una versione rivista che a volte mi sorprendeva per quanto bene era fatta. Ma Oda-sensei non modificava mai cose che lui stesso aveva deciso di non cambiare... era proprio un testone. [ride]"

A sentire queste parole, questa è la reazione di Oda:

"Be'... al tempo ero proprio un tipo ostinato. Lo sono ancora. [ride] Gli editors vengono a contatto ogni giorno con mangaka professionisti, tramite questa esperienza formano il proprio metodo. E danno consigli in base alla loro esperienza con tanti mangaka esordienti che hanno fallito in passato.

Ma io pensavo che quella persona aveva fallito, non io. Se lo avessi fatto io, avrebbe funzionato. Ora mi darete del presuntuoso. [ride] Per questo, quando si arrivava agli incontri per discutere dei miei storyboard, ascoltavo i consigli del mio editor e modificavo gli elementi su cui ero d'accordo, ma lasciavo inalterate le parti che secondo me andavano bene."


Una volta debuttato nella stessa rivista come mangaka professionista, scoprì quali erano le sue vere capacità

Il modo di porsi di Oda nei confronti del suo lavoro è lo stesso di quel tempo. Vuole ideare tutto personalmente ed ogni cosa che crea deve essere in linea con le sue idee.

Però Oda ricorda i duri commenti ricevuti all'inizio della sua carriera da parte del suo editor Kujima, che criticava i suoi storyboard ed anche il suo modo di disegnare, sviluppato da Oda da autodidatta e mantenuto fino ad allora.


"All'inizio mi disse che il mio stile mancava di sostanza. Non lo avevo compreso da solo, ma me ne resi conto dopo aver pubblicato la mia storia autoconclusiva 'MONSTERS'. Provando a leggere la mia storia come leggevo le storie di mangaka professionisti, capii il vero significato dietro alle parole di Kujima, anche se ammetterlo era frustrante.

"MONSTERS".

Oltre a questo, ricevetti dure critiche riguardo il mio stile di disegno. La cosa che ebbe il più grosso impatto quando Kujima me la disse fu che nessuna donna da me disegnata era carina. [ride] Furono parole che mi colpirono profondamente e la notte seguente non riuscii a chiudere occhio. Passai tutto il tempo a cercare di migliorami nel disegnare donne."


Oda ha fatto molta altra pratica per migliorare le sua capacità nel disegnare.

“Guardavo i film d’animazione della Disney come 'Peter Pan' e ne copiavo accuratamente i disegni. L’animazione dei film Disney negli anni in cui disegnavano tutto a mano è semplicemente magnifica. Guardavo 'La sirenetta' fotogramma per fotogramma e copiavo tutte le espressioni facciali che mi piacevano, così come i personaggi.

Essere un mangaka, in fondo, non significa solo disegnare in stile manga. Dobbiamo anche essere in grado di disegnare le cose come le vediamo, cose se le stessimo fotografando. Per allenarmi a farlo, compravo riviste di cinema e disegnavo le facce delle star che trovavo, non come ritratti, ma con disegni accurati quanto fotografie. Al contempo, allora lavoravo anche come assistente, e ho imparato moltissimo con quell’esperienza.”

Il periodo da assistente che l’ha salvato, e gli sforzi per costruire la propria carriera

Prima del suo debutto, Oda-sensei si fece le ossa lavorando come assistente per numerosi mangaka del "Jump" come Masaya Tokuhiro, Shinobu Kaitani, Nobuhiro Watsuki...

“Lavorando come assistente per Tokuhiro-sensei, sono stato educato sullo spessore dei tratti. Mi sgridava dicendo ‘Perché disegni i tratti delle persone in primo piano così sottili?!’. È qualcosa che mi è rimasto impresso. Diceva anche altre cose, come ‘Se metti grande impegno nel disegnare, i lettori lo capiranno senza alcun dubbio’, che tengo sempre presenti.

All’epoca lavorare come assistente non mi pesava, anzi mi sembrava di essere 'salvato'. Era come un divertente campeggio dove andavi a dormire coi tuoi amici appassionati di manga e passavi il tempo a disegnare. Pieni di sogni, parlavamo di manga tutto il tempo, discutendo di cose come ‘Se la storia autoconclusiva che sto disegnando adesso diventasse un anime, chi sarebbe un buon doppiatore per i miei personaggi?’.

Tuttavia, tenevo per me i miei dolorosi sforzi per inventarmi un nuovo manga. Quella parte non l’avrei mai, per nessuna ragione, condivisa coi miei compagni d’armi. I luoghi di lavoro degli assistenti erano bei posti dove stare, ma i miei amici erano anche miei rivali. Tutti noi tenevamo la bocca chiusa sulla prossima serie che avremmo voluto disegnare, e quando tornavo a casa stavo in silenzio e lasciavo che la mia penna scorresse, pensando eccitato alle idee che avevo e che nessuno conosceva. Il mio editor, al quale mostravo i miei sotryboard, era la principale persona con cui discutevo dei miei manga. Kujima e io ci agitavamo un po’ troppo durante gli incontri, e urlavamo così forte nei ristoranti che la gente pensava stessimo litigando [ride].”

Ma nonostante le discussioni animate, gli incontri piacevano sia a Oda-sensei che al suo editor Kujima.

“Era necessario che ci ‘scontrassimo’ per disegnare manga interessanti. Tra l’altro, non è vero che non andavamo d’accordo. Anche se, allora, be’, ho perso la pazienza più di una volta, ovviamente [ride]. Ma ora, sono tutti ricordi di cui sono grato, e a dirla tutta, sento un grande debito nei confronti di Kujima.”

Concentrarsi sulle abilità da lui affinate, e la creazione di una storia sui pirati!

Mentre litigava col suo editor e sfidava amichevolmente i suoi colleghi assistenti, Oda-sensei affinava al contempo le sua abilità. Tuttavia, mentre la sua formazione continuava, comprese gli ostacoli che avrebbe dovuto superare per poter iniziare la serializzazione di un manga. Ciò gli fece perdere le speranze per un po’.

“Non importa quanto disegnassi, non riuscivo a far accettare nessuna serie che ritenevo valida, e questo mi buttò giù... avevo anche pensieri come ‘Sarei ancora in grado di fare un lavoro d’ufficio se smettessi adesso?’. Con tutta quell’ansia, il mio corpo si spense per circa una settimana.

Ma fu allora che Kujima, con cui avevo litigato per tutto il tempo, mi disse ‘Non ho mai visto nessuno lavorare quanto te e non ricevere nessun riconoscimento.’ Quelle parole mi hanno salvato. Ho pianto. Dopo, mi sono sentito meglio, e sono riuscito a mettermi d’impegno nel continuare a lavorare sodo.”

Il rinato Oda-sensei concentrò tutte le energie che aveva messo da parte, aiutato anche dalle confortanti parole dell’editor Kujima, e dando tutto ciò che aveva, creò una certa storia autoconclusiva. Quella storia autoconclusiva fu pubblicata due volte, col contenuto modificato per la pubblicazione su "Shonen Jump Special Issue", e per quella sul "Jump" vero e proprio. Si chiamava "ROMANCE DAWN". Il tema era il manga sui pirati a lungo pianificato, che aveva deciso di rendere una serie per il "Weekly Shōnen Jump" quando era ancora alle medie. Questa serie, per la quale era molto determinato, ottenne una grandissima popolarità tra i lettori. Basandosi sui contenuti di quella storia autoconclusiva, lui e il suo nuovo editor Asada fecero incontri su incontri, e nel 1997 iniziò la serializzazione di "ONE PIECE".

"ROMANCE DAWN".

Nei 18 anni dall’inizio della serializzazione, Oda-sensei ha polverizzato diversi record nell’ambito dei manga, ed è divenuto l’autore di una serie di GRANDE successo, leader del mondo dei manga giapponesi. E alla base di quella creazione c’è il suo appassionato entusiasmo di: “Spremersi le meningi, disegnare il più possibile, e creare qualcosa che piaccia a te per primo.” Un mantra basato su tutto quello che ha ottenuto dall’impegno che ha messo nel suo lavoro, e dagli incontri che ha avuto con molte persone nel corso degli anni. Da questo nasce la sua mentalità, il continuare a sforzarsi per disegnare qualcosa che possa piacere ai giovani lettori, che pretendono lavori nuovi e innovativi.

La GIORNATA e la SETTIMANA di Eiichiro Oda

Va a dormire alle 2 di notte e si sveglia alle 5 del mattino. Escluso il tempo che usa per mangiare e cose simili, Oda-sensei lavora sempre sodo. Nella prima metà della settimana scrive gli storyboard, e a seconda di quando sono finiti, in seguito scrive il manoscritto per il capitolo. Una volta finito questo, lavora sui volumi del manga e altre cose del genere. Praticamente non ha giorni di vacanza, ma quando il "Weekly Shōnen Jump" ha un numero doppio, incontra i mangaka che gli hanno insegnato tanto quando era un assistente, oppure recupera del tempo con i suoi amici.

DOMANDE EXTRA

1) Come fai a ideare le scene che vuoi disegnare di più?
“Riesco a idearle spremendomi un sacco le meningi. Non sono uno di quei geni ai quali le idee vengono in mente mentre camminano per strada, dopotutto. Quindi mi siedo diligentemente al mio tavolo da lavoro e, mentre penso a cosa vorrei scrivere, faccio molti disegni, è così che mi vengono le idee.”

2) Come ti vengono in mente tanti personaggi unici?
“Ho sempre in testa immagini di personaggi che vorrei disegnare. Vengo ispirato molto da un sacco di cose della vita di tutti i giorni. E quando mi viene in mente qualcosa, me la annoto sul taccuino... È molto divertente pensare alle scene dove debutta un nuovo personaggio.”

3) Qual è la cosa in assoluto più divertente nel disegnare manga?
“I momenti divertenti sono quando riesco a disegnare bene qualcosa. Mi viene voglia di farla leggere subito alla gente, e mi rende felice. Quando disegno qualcosa bene, mi metto in posa di vittoria, e lo rifaccio quando ricevo commenti positivi. È sempre così, di volta in volta.”


Si ringrazia OnePiecePodcast.com per le immagini e la traduzione inglese.

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