venerdì 22 novembre 2013

Intervista di Eiichiro Oda alla VIZ

venerdì 22 novembre 2013
Di seguito è riportata, in versione integrale, l'intervista rilasciata da Eiichiro Oda alla VIZ, casa editrice statunitense di ONE PIECE.
L'intervista risale al novembre 2013 ed è stata condotta da Misaki C. Kido.

Salpate con noi per la nostra più grande avventura... un’intervista esclusiva con uno dei più originali mangaka del Weekly Shonen Jump: Eiichiro Oda, il genio creativo dietro One Piece! Continuate a leggere per scoprire le ispirazioni di Eiichiro Oda, l’inaspettata ciurma pirata della quale gli piacerebbe far parte, e altro ancora!

Domanda: Il mondo di One Piece contiene molti tipi diversi di pirati con stili particolari. Come e quando ti è venuta in mente per la prima volta l’idea di scrivere un manga sui pirati?
Eiichiro Oda: Fin da piccolo, mi sono sempre piaciuti i pirati. Da bambino mi piaceva molto un anime chiamato Vicky il Vichingo. Parlava di un bambino che ammirava i vichinghi, e il suo sogno era di diventare uno di loro da grande. Mentre facevo ricerche sui pirati per One Piece, ho capito che i vichinghi sono un tipo di pirati. Penso sia fantastico avere degli amici al tuo fianco, proprio come nella serie di Vicky. Forse non è il paragone migliore, ma penso che lo spirito di quella serie viva nella mia opera.

D: Se potessi far parte di una ciurma pirata di One Piece (esclusa quella dei “Cappello di Paglia”), quale sceglieresti e perché?
EO: Mmh. Esclusi i “Cappello di Paglia”... penso che sarebbe fantastico far parte della ciurma di Buggy. Sembrano molto spensierati, e sarebbe molto divertente perché anche i sottoposti possono prendere in giro il capitano. Ma se fossi molto forte, vorrei far parte dei pirati di Barbanera.

D: Se potessi dare dei consigli a dei turisti in visita nella Rotta Maggiore, dove consiglieresti loro di andare e perché?
EO: Se stessi viaggiando nella Rotta Maggiore, mi piacerebbe molto fare una sosta su Skypiea perché tutto lì è super soffice. Mi ricorda quando viaggio in aereo e vedo le nuvole sotto di me dal finestrino. Penso che in un posto come quello, perfino un adulto si emozionerebbe.

D: Il tuo manga è famoso non solo per le grandiose scene d’azione, ma anche per i momenti commoventi (nel mio ufficio sono state versate molte “lacrime virili”). Qual è il tuo segreto per suscitare una risposta emotiva tanto forte nei lettori?
EO: Il fatto è che mi annoio facilmente. Quindi, se il mio manga fosse tutto basato sull’azione, o sulla commedia, o sui momenti strappalacrime, mi annoierei prima di chiunque altro. Quindi cambio lo stile della serie per tenere viva la mia voglia di disegnarla. Il vero segreto? Penso alle trame e alle scene quando sono stanco. L’unico modo che ho per avere una nuova idea è pensarci molto senza dormire o mangiare. È l’unico modo che conosco, perché gli esseri umani riescono a inventarsi nuove idee solo quando raggiungono il limite. Quindi, ogni volta che ho finito un manoscritto, sono completamente esausto.

D: Non è un segreto che il tuo manga venda da matti e che abbia stabilito dei record in Giappone. Eppure non si è allontanato dalle sue radici. È ancora onesto e sincero com’era all’inizio. Qual è il tuo segreto nel gestire il successo?
EO: Ad oggi, non ho mai veramente sentito il peso dell’avere successo. Cerco sempre di avere l’obiettivo di creare un manga per un singolo lettore, perché il più delle volte i manga si leggono per conto proprio. Quindi, ogni volta che disegno un manga, ho un solo lettore in mente: me stesso a 15 anni. Non ho idea di cosa penserebbero altre persone, quindi guardo indietro al me stesso quindicenne per giudicare cosa è fico e cosa no. Cerco sempre di restare fedele a me stesso, e in qualche modo questo fa presa sui ragazzi che leggono il mio manga.


D: Per i lettori, è incredibile pensare al fatto che avevi già in mente la storia di Brook quando è comparsa Laboon. Di preciso, con quanto anticipo programmi One Piece, e quale tecnica usi per pianificare la storia?
EO: Ho in mente solo il finale di One Piece, nient’altro. Ma conoscendo il punto di arrivo, tesso la trama e sviluppo archi narrativi che portino lì.

D: One Piece ha delle bellissime doppie pagine a colori. Come procedi nel crearle, e quanto tempo ti occorre?
EO: Ho disegnato un sacco di illustrazioni a colori. Di recente, ci metto più tempo a pensare a cosa disegnare che non a disegnarlo. Ma se l’idea è incompleta, mi annoierei a disegnarla. Quindi, finché non trovo qualcosa che ho davvero voglia di disegnare, penso e basta, a volte per tutto il giorno. Mi sembra che oggi sia più difficile scegliere cosa disegnare rispetto a quando è iniziata la serializzazione di One Piece.


D: Quali film, serie TV o musica ispirano il tuo manga?
EO: Ascolto molta musica mentre creo manga. Mi piace ogni genere musicale, sia giapponese che straniero. Creo una playlist come colonna sonora di un arco narrativo, e la ascolto di continuo mentre lavoro.


D: Il manga digitale, come il Weekly Shonen Jump, sta iniziando ad avere successo in America. Tu cosa ne pensi?
EO: Penso che il digitale sia una cosa bella per i manga, a patto che non interferisca con il modo in cui devono essere letti, perché la sequenza delle vignette e l’uso di pagine doppie in One Piece sono unici rispetto ai manga tradizionali. A parte questo, ho sempre immaginato che l’esperienza di leggere un manga digitale sia simile alla lettura su carta stampata, e che nessuna delle due sia migliore o peggiore.

D: Hai qualche altra cosa da dire ai fan americani che si godono questa serie sul Weekly Shonen Jump?
EO: Quando leggete One Piece, potreste imbattervi in scene strane che hanno senso solo per i lettori giapponesi. Ma vi prego di sopportarlo, perché sto cercando di creare un mondo che possa essere goduto da persone di tutto il mondo.

1 Commenti Pirateschi:

Sanji Black Leg ha detto...

interessante anche questo XD
in pratica Oda si "sfancula" da solo dicendo che ha in mente solo come finisce OP, non aveva in mente niente altro.
semplicemente collega storie del presente con storie passate.
Il segreto secondo me?
Lasci le storie sempre con qualcosa di incompiuto, di modo che, in futuro, se dovesse servire, ci si ricollega, credo :)